00 26/02/2006 01:20
La Repubblica D
25.2.06
PIERGIORGIO ODIFREDDI*
INDIZI


In principio aveva due passioni: la scienza dei numeri e quella delle figure
Da ragazzino, a 16 anni scrisse un intero saggio sui coni (non gelato).
Appena più grandicello, osservando il gioco dei dadi, si applicò al calcolo
delle probabilità. Passò dunque agli studi della geometria e infine al
calcolo infinitesimale. Poi al signor Blaise Pascal accadde qualcosa,
qualcosa di importante, di forte, profondo e dirimente: d'improvviso
abbandonò tabelle e angoli retti per dedicare gli ultimi anni della propria
vita a Dio e alla religione cristiana, abbracciando la fede e il
giansenismo. Cosa fu? I professori di filosofia, al liceo, ci hanno sempre
detto che tra la prima e la seconda fase della sua vita Pascal inciampò in
una "esperienza mistica", evitando accuratamente di accennare a un più
prosaico incidente di carrozza in cui piuttosto rovinosamente batté la
testa. Vi chiederete perché mai parlare di Pascal e della sua lesione
cerebrale (certificata in seguito da un'autopsia): co-s'ha a che fare con
noi, e in che modo ci "indizia" sul presente? Si dà il caso che attualmente
mi trovi a trascorrere il mio anno sabbatico negli Stati Uniti, alla
Columbia University. Ora il punto è questo: mi godrei in tutta tranquillità
e soddisfazione l'efficienza di un sistema tanto decantato come modello dal
nostro presidente del Consiglio e dal nostro ministro dell'Istruzione
(proprio come da noi, qui i professori insegnano corsi di 45 ore semestrali
e vengono coadiuvati da dottorandi che - pagati - tengono le esercitazioni e
correggono i compiti settimanali...) se non fossi costretto a dare
spiegazioni imbarazzate a colleghi che, stupefatti, mi fanno domande
impertinenti sull'Italia. In particolare, le ultime curiosità riguardano la
visita che il nostro presidente del Senato, Marcello Pera, ha fatto proprio
alla Columbia University circa un paio di settimane fa. Effettivamente
qualche ragione i miei colleghi ce l'hanno. Da un presidente del Senato in
tour a New York ci si aspetterebbe - che so - una visita alle Nazioni Unite,
e magari all'Istituto Italiano di Cultura. E invece no. Pera ha scelto di
incontrare varie persone nella sede del cappellano dell'Università che
temporaneamente mi ospita. E le varie persone, si badi bene, non sono
politici o intellettuali ma, nell'ordine, un arcivescovo e due teologi.
Poiché Pera - al pari di Pascal - era un laico, nonché un insigne docente di
Filosofia della scienza che oggi scrive libri con Sua Santità, i miei
colleghi (e a questo punto anche il sottoscritto) si domandano: cosa fu?

* matematico e scrittore.
Il suo ultimo libro è Il matematico impertinente (Longanesi, 2005)


INES TABUSSO