Corsi di laurea inutili

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-Giona-
00giovedì 26 febbraio 2009 16:26
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Università I ragazzi impiegano il doppio del previsto a finire gli studi
La laurea per piantare le viti
Un solo iscritto a Conegliano

Dossier sugli sprechi: corsi deserti e super spese per i viaggi

ROMA - Nel 2007 gli studenti universitari hanno totalizzato mediamente 26,2 crediti formativi (cfu) a testa. Per laurearsi nei tempi previsti ne occorrono 60. Non è proprio da tutti riuscirci, questo è vero, ma una media così bassa vuol dire che la velocità di avvicinamento alla laurea è poco più di un terzo di quella richiesta.

A Conegliano è attivo un corso di Scienze e tecnologie viticole. D’accordo, è una cosa legata al territorio, ma come mai c’è un solo iscritto? Ha senso un corso di Ingegneria per l’ambiente a Cremona con un solo studente? A Pesche (Molise) non c’è una scuola superiore. Vi sono pero 5 corsi di laurea (tre di Biologia, Scienze forestali e Informatica). Come a Borgia, dove la facoltà però è solo una: Farmacia.

Nel 2008 in non pochi atenei il personale tecnico-amministrativo (biblioteche, segreterie, laboratori) era pari alla metà dei professori. Di cosa hanno più bisogno gli studenti? Nel 2007 per ogni ricercatore c’erano negli atenei circa due professori quando tutti, proprio tutti, ripetono che c’è un estremo bisogno di giovani. Ci sono atenei di media dimensione che spendono per trasferte e gettoni di presenza il doppio di grandi università.

Sono alcuni dei numerosissimi indicatori che il Comitato nazionale valutazione del sistema universitario (Cnvsu) ogni anno ricava dai bilanci degli atenei e che suggeriscono se non un’idea di spreco un’idea di utilizzo non razionale delle risorse. E mettono in evidenza comportamenti e stili molto diversi. Gli indicatori che presentiamo sono proposti da Giuseppe Valditara, responsabile università di An, con l’intento di sollecitare una strategia di meriti e sanzioni. «Ci sono luci e ombre — dice Valditara —. E’ vero che università e ricerca sono sottofinanziate, ma poiché stiamo parlando di soldi dei cittadini prima di riempire l’otre che perde è opportuno restaurarlo».

Vediamo più in dettaglio le cifre. Prendiamo i crediti formativi. La media nazionale è di 26,2. Sono i nostri studenti che battono la fiacca o ci sono università che se la prendono comoda? Tra gli atenei dove nel 2007 si sono accumulati meno crediti quello della Basilicata (17,2) e Cagliari (17,9). In testa alla classifica Milano San Raffaele (54). «Negli ultimi tre anni sono state aperte quattro nuove facoltà con parecchi iscritti — dice il professor Ignazio Mancini (Senato Accademico ateneo della Basilicata)—. E’ possibile, la cosa va verificata, che molti studenti abbiano incontrato delle difficoltà ». Se un ateneo attrae fondi europei vuol dire che è in grado di competere a livello internazionale. Il dato di entrate (2007) dall’Ue per docente di ruolo presenta differenze clamorose: dai 188 euro della Mediterranea di Reggio Calabria o i 275 dell’ateneo di Parma si passa agli 8.758 di Trento per arrivare fino ai 50 mila della Sant’Anna di Pisa. Anche la spesa (2007) per trasferte istituzionali o gettoni e indennità mette in luce stili differenziati. Catania ha messo in bilancio 2 milioni e 274 mila euro. La Statale di Milano un milione e 467 mila. A Roma il mega ateneo de «La Sapienza» ha impegnato un milione e 466 mila euro, molto meno della «figlia », la giovane e competitiva «Roma 3» che nel 2007 ha speso un milione e 838 mila euro.

Giulio Benedetti
26 febbraio 2009
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